Fragilità e integrazione

La presenza di soggetti fragili (lievi 104, D.S.A. e B.E.S.) all’interno dei nostri Centri per minori ha reso necessaria una riflessione su come lavorare con loro in modo efficace, per favorirne l’inclusione scolastica, sociale e l’inserimento lavorativo attraverso i tirocini previsti dalla legge regionale n. 14/201514.

FILO DI ARIANNA

Un progetto per l’integrazione di varie tipologie di fragilità legate all’apprendimento attraverso la valorizzazione dell’aiuto reciproco.

I Bisogni Educativi Speciali (BES) sono condizioni continuative o temporanee che ostacolano l’apprendimento di uno studente e che richiedono una particolare attenzione da parte di scuola e famiglia per consentire allo stesso un percorso scolastico sereno e soddisfacente.

Fanno parte dei BES i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia) e gli altri disturbi evolutivi specifici (disprassia, disturbi del linguaggio, iperattività, etc.), le disabilità motorie e cognitive (certificazione 104), gli svantaggi socio-economico, linguistico e culturale, questo vuol dire che non si è sempre in possesso di una diagnosi.

Oggi in ogni classe ci sono in media 4 alunni che presentano una di queste situazioni, facciamo presto a fare un calcolo di quante famiglie sono coinvolte e di quanti ragazzi hanno bisogno di un supporto allo studio adeguato alle loro necessità.

Il Filo di Arianna è un progetto nato per venire incontro alle esigenze delle famiglie e dei loro ragazzi per i quali è prevista una didattica personalizzata.

Il metodo utilizzato sfrutta l’aiuto reciproco e il potenziamento dei propri punti di forza per rafforzare l’autostima, essenziale per il raggiungimento del successo scolastico e non solo.

Ma perché è così importante che si lavori mettendo insieme diverse fragilità in piccoli gruppi?

Dobbiamo pensare che si tratta di bambini, ragazzi e giovani che per un’intera vita scolastica si sono sentiti dire che erano “indietro”, che non tenevano il passo, che erano svogliati, distratti e in alcuni casi, purtroppo, stupidi e inadatti. Il problema principale per questi ragazzi non è tanto l’aspetto didattico, ma quello psicologico.

Il lavoro in piccoli gruppi misti (4 ragazzi dello stesso grado scolastico) permette di lavorare naturalmente su aspetti che puntano proprio ad uscire dall’isolamento e dalla convinzione di incapacità. Avere difficoltà anche molto diverse stimola i ragazzi all’aiuto reciproco, mettendo in campo le proprie competenze e migliorando la percezione di autoefficacia. Questo fa capire che non sei inutile, ma sei solo diverso nel modo di apprendere, e la diversità se vissuta con serenità non può che essere ricchezza.